Nome mulino | Mola di Montegelato | |
Regione | Lazio | |
Provincia | Roma | |
Comune: | Mazzano Romano | |
Indirizzo | Zona Mola di Montegelato - valle del fiume Treja | |
Tipologia | Acqua | |
Attivita | Farina di cereali | |
Proprieta | Pubblico | |
Info proprietà | Proprietà comunale - Parco regionale della valle del Treja - http://www.parcotreja.it/public/it/news/2015/archivio_150804.asp | |
Stato | In disuso | |
Visitabile | Si | |
Ospitalita | No | |
Bibliografia | - B. Amendolea - F. Fedeli Bernardini (a cura di), Montegelato. Mazzano Romano. Stratigrafia storica di un sito della Campagna romana, Gangemi Editore, Roma, 1998 - T. W. Potter, La Mola di Montegelato e gli scavi dal 1986 al 1990, in B. Amendolea - F. Fedeli Bernardini (a cura di), Montegelato., op. cit., pp. 9-26 - F. Fedeli Bernardini, La mola vecchia, in B. Amendolea - F. Fedeli Bernardini (a cura di), Montegelato. op. cit., pp. 199-2012. - P. E. Simeoni "Il proprietario della Mola di Montegelato era il Principe, io ero il mulinaro", in B. Amendolea - F. Fedeli Bernardini (a cura di), Montegelato. op. cit., pp. 81-87. -G. Fanara, Punti di set: Montegelato, una "location extra moenia", in B. Amendolea - F. Fedeli Bernardini (a cura di), Montegelato., op.cit., pp. 89-114. - E. Chiavoni- M. Docci (a cura di), Mole da Olio e mole da grano tra paesaggio agrario e archeologia industriale. Il sistema dei frantoi e dei mulini ad acqua nell'Alto Lazio: conoscenza e valorizzazione: 77-80. | |
Note storiche | La zona denominata Mola di Montegelato è stata frequentata sin dal paleolitico superiore (10.000 a.C.) da gruppi di cacciatori e raccoglitori che frequentavano le abbondanti risorse della valle. Nella zona sono attestati siti neolitici e della media età del bronzo (1.400 a.C.). Vi si trovano anche resti romani: la strada pavimentata ritrovata riuniva probabilmente il sito alla via Cassia collegandola a Roma. Vi sono state scoperte una chiesa paleocristiana e alcune tombe. La zona era punteggiata di ville romane e fattorie e in epoca medievale di villaggi che si trasformarono in paesi come Mazzano e Calcata. La Mola ha la forma di un parallellepipedo ed è parzialmente scavato nella roccia e attraversato sul lato breve dal sentiero che portava al mulino. L'ingranaggio è alimentato da un canaletto di adduzione dell'acqua scavato prima delle cascata, oggi regolamentata dal fiume.Tale canaletto è attraversato da due chiuse di "troppo pieno" che fungono da ponticelli che collegano il corso d'acqua con il lembo di terra esistente tra il fiume e il sentiero. Nei pressi della Mola il canale si restringe e assume una forte pendenza e l'acqua che aumenta di velocità, faceva girare la ruota inferiore, oggi in metallo, posta in un ambiente sottostante l'area di molitura detta "il Carcerario". Qui è visibile ancora un canale che immetteva nuovamente l'acqua in esubero nel fiume. Tale ruota è collegata tramite un palo alla macina superiore, un tempo "mobile", che frantumava i cereali " con la macina inferiore "fissa" secondo una tecnologia chiamata "a retricine" o a ruota orizzontale. La zona di molitura vera e propria è composta da due stanze di cui la prima, più ampia, contiene le macine con i cerchioni in situ poste sulla sinistra entrando. La porta di accesso, più in alto di due vani, è collegata alla prima stanza da sei gradini in pietra: due portavano al piano della tramoggia e i restanti al piano di molitura. [...] Attraverso una porticina si giunge a un secondo piccolo ambiente scavato nel tufo privo di pavimentazione debolmente illuminato da una piccola finestra dove sono conservate tre macine di cui una forse in situ. (Cfr. F. Fedeli Bernardini). Tulipano è stato l'ultimo "mulinaro" della Mola che aveva preso negli anni '30 del Novecento e che lavorò fino alla fine del secondo dopoguerra. La sua numerosa famiglia composta dai genitori e da nove fratelli coltivava la terra e macinava i cereali, possedeva un forno, una trattoria, una bottega. Durante la guerra i contadini arrivavano anche da lontano, da Campagnano e da Nepi: trasportavano grano e farina con le "barrozzze" trainate dai buoi. Altri caricavano i sacchi sul somaro: macinavano grano, granoturco, orzo, biada. Il mulino lavorava senza sosta perché il flusso d'acqua del Treja era sufficiente a far funzionare la mola in tutte le stagioni. Il proprietario del mulino era il Principe Del Drago, ma tutte le spese, gli strumenti, i materiali e il lavoro erano a carico del mugnaio. Il Principe aveva accordato in cambio a Tulipano l'affitto del fosso e del terreno sotto il mulino per coltivare l'orto. Le proprietà furono poi affrancate negli anni '50 . Tulipano passava molto del suo tempo libero a coltivare e a pescare. Il mulino era anche un importante luogo di incontro sociale di scambio di notizie e di incontri amorosi. Il luogo ha un fascino speciale ed era sentito dagli abitanti come particolarmente propizio all'incontro tra la natura e gli uomini: vi si recavano i giovani sposi il giorno delle nozze ( Cfr. P. E. Simeoni). Montegelato è stato il set di numerosi film: tra i tanti "Francesco Giullare di Dio" di Roberto Rossellini e "Per qualche dollaro in più di Sergio Leone (G. Fanara). |